A Colpi di Cannonau, Un Bagno di Sangria e O Mirto o Morte! sono una serie fantasy storica con due protagonisti: Fiammetta, una piratessa avvinazzata dal carattere fumantino e Ambrosio, inquisitore spagnolo abituato a reprimere troppo le proprie pulsioni.
L’elemento fantasy è costituito dalle Zipa, spiriti che possiedono gli esseri umani e li dotano di poteri magici, ma li costringono anche a cercare ossessivamente i dobloni del nuovo mondo.
In questo terzo volume la ciurma di pirati è diretta verso il nuovo mondo per tentare di spezzare la maledizione delle Zipa. Ma, nel corso del viaggio, entrambi i protagonisti dovranno fare un grosso lavoro su loro stessi.
Fiammetta deve fare i conti con il suo desiderio di maternità, di proteggere gli altri, che più volte l’ha spinta a fidarsi delle persone sbagliate, ma che se incanalato nel modo giusto può essere una grande forza creatrice. Ho trovato tutti i suoi capitoli spettacolari, anche in alcune avventure in solitaria riesce a dare il meglio di sè con il suo campionario di insulti e gag ricorrenti.
Ambrosio non ha veramente fatto pace con il suo passato, non si sente mai abbastanza, ama una donna ma non si sente degno di lei. Ho fatto un po’ fatica a capire le sue perplessità a questo giro, ma la sindrome dell’impostore è qualcosa che abbiamo avuto tutti e che ci accompagna nonostante tutti i successi. Di sicuro lui è il personaggio più umano e vero.

Un altro tema che mi sta a cuore è la rappresentazione femminile. La saga mette al centro il superamento degli stereotipi di genere attraverso Fiammetta e le sue amiche. Anche figure maschili potenti ma non machiste come Ambrosio creano un giusto equilibrio nel cast. Ambrosio è cattolico e all’antica, ma questo ha effetto sulla sua idea di sessualità e matrimonio, mentre rispetta le donne e le considera sue pari. Per essere storicamente accurati non c’è bisogno di fare schifo, insomma.

La caratterizzazione delle ambientazioni è sempre stata uno dei punti di forza di questa saga. In questo caso troviamo isole canarie e civiltà precolombiane, e sono rimasta di nuovo basita per una cura di particolari di civiltà così lontane da noi.
Nel corso della serie la spettacolarità dei combattimenti si alza sempre di più per cui chi ha letto i primi due puà ragionevolmente aspettarsi un finale di serie col botto e anche un boss finale da sconfiggere di eccezione. Le forze antagoniste nei tre libri sono sempre abbastanza defilate per lasciare spazio ai protagonisti, ma qui c’è un recupero finale. Non mi aspettavo una svolta così sadica per un personaggio e, come ben sa chi mi segue, approvo.
Il mirto in questo libro è nominato centordici volte ed ha un grosso peso nella vicenda. L’autrice è stata anche così gentile da offrircelo alla sua presentazione a stranimondi. Ho così capito che è un liquore che si beve facilmente tutto d’un fiato, per poi lasciarti ubriaca, un po’ come questo libro.