La saga di Alpha è una serie di thriller tecnologici di cui avevo recensito la prima trilogia. Ho letto in anteprima anche gli altri tre e oggi vado a recensire quindi il quarto, progetto Beta (meno male che i numeri si mantengono coerenti, non come star wars)
Titolo: Progetto Beta (Saga di Alpha vol 4)
Autore: Maria Carla Mantovani
Genere: fantascienza/thriller
Recensione
Per particolari sulla prima trilogia, leggete qui
La prima trilogia, dopo tante battaglie, si è chiusa con gravi perdite e qualche gioia per i protagonisti (ovviamente non spoilero). Ma anche il poco “happy ending” faticosamente conquistato aveva tutta l’aria di essere traballante. Ed è qui che entra in gioco la seconda serie di tre libri.
In “Progetto Beta” troviamo i personaggi quattro anni dopo.
Helen ha fatto carriera e convive con il suo fidanzato, ma la loro relazione ristagna e non sanno se sposarsi e/o avere figli.
Ethan è sposato con una politica influente ma, per tutti i traumi della scorsa serie, è diventato dipendente da psicofarmaci.
Si aggiunge un terzo punto di vista, Martha, una scienziata che lavora al Progetto Beta che ha il compito di recuperare le informazioni perdute dell’Alpha.
La sparizione di due giornalisti che indagavano sul passato del progetto Alpha coinvolge tutti e tre in una indagine che andrà a scoperchiare molti segreti sgraditi.
Mi è piaciuto come i personaggi abbiano seguito un’evoluzione naturale: chi ha fatto carriera, chi è invecchiato male, chi ancora non si è ripreso dagli eventi passati. Tra gli ultimi c’è sicuramente Ethan che qui perde ogni status di antagonista ma diventa una vittima degli eventi che ha la necessità di crescere e risollevarsi dai traumi subiti. Inoltre non si parla spesso dell’altra faccia del sessismo, e cioè come un bell’uomo che non lavora preferendo supportare la carriera politica della moglie venga visto malissimo.
Questo libro è il più “tranquillo” di tutti e sei. In tutte le opere di questa scrittrice i personaggi corrono come pazzi, ma qui il ritmo è più pacato anche perché non c’è nessuna guerra civile alle porte, solo un giallo da risolvere. Ci vuole una capacità maggiore a mantenere l’attenzione e questo libro ci riesce grazie anche a molti espedienti narrativi quali i flashback attraverso gli alpha: uno dei personaggi punti di vista si trova a rivivere le memorie e le emozioni di qualcun altro. Inoltre il prologo dà un vantaggio al lettore in termini di conoscenze rispetto ai personaggi, per cui sappiamo quando stanno prendendo strade errate, la cosiddetta ironia drammatica.
La domanda che più mi sono posta è: è necessario scoperchiare questi segreti di un tempo lontano oppure è meglio lasciar perdere e non turbare un equilibrio faticosamente raggiunto? Ogni lettore può dare la sua risposta. (La mia è: se vi facevate i cazzi vostri era meglio)
Il libro potrebbe anche dirsi autoconclusivo perché questa indagine si chiude, però nei prossimi due i personaggi dovranno affrontare le conseguenze di ciò che hanno scoperchiato, della serie avete voluto la bicicletta e ora pedalate :).