Oggi parliamo di una dilogia fantascientifica: Il Fulcro dell’universo/Il Fulcro della guerra, di Maria Carla Mantovani
La caratteristica principale di questa serie è il relativismo morale portato all’estremo, che mette in discussione le nostre cattive abitudini nella lettura. Ci aspettiamo che il testo dica chi sono i buoni e chi sono i cattivi, mentre questa dilogia non dà aiuti, devi essere tu a farti un’ idea sentendo tutte le campane. Più di una volta mi sono ritrovata a dare ragione a un punto di vista per poi ribaltare tutte le mie certezze con il punto di vista successivo.
Le parti in gioco sono essenzialmente tre.
Gli zhi: una setta per il controllo della tecnologia che pesca elementi da bambini in difficoltà e nega loro la possibilità di amare. Edith, la protagonista, è una Zhi che per amore dovrà rivedere tutto ciò in cui crede
Christopher Bianchi e i politici terrestri: vogliono liberarsi dal controllo degli zhi, ma sono arrivisti e senza scrupoli
Gli arevani: alieni color malva molto più avanzati dei terrestri ma precipitati nel medioevo per la rivolta delle intelligenze artificiali. Sono stati conquistati dai terrestri “per il loro bene” (ricorda tanto le guerre in iraq e afghanistan)
Sarebbe facile dar contro agli Zhi e basta per le loro regole inumane, ma alcuni Zhi sembrano persone decenti (come Conrad, uno dei punti di vista) mentre tutte le fazioni sono moralmente discutibili. Anche gli arevani, per cui ho simpatizzato immediatamente data la loro caratteristica di oppressi, tanto santi non sono.
La trama si snoda come un thriller politico con ambientazione spaziale, con colpi di scena, battaglie di astronavi e cambi di schieramento improvvisi, per cui se si dovesse fare uno schema delle fazioni uscirebbe un quadro di Pollock. La tecnologia si basa sull’utlizzo del Fulcrum, un materiale che dà energia ma che può essere tossico per gli organismi viventi; e sull’uso di protesi artificiali (la protagonista è a tutti gli effetti un cyborg).
Avrei preferito più descrizioni degli interni/esterni delle astronavi, difficili da immaginare. Invece paradossalmente sono descritte le ambientazioni civili, come le ville o il quartiere matahari.
Rispetto agli altri libri dell’autrice, è quello con la presenza più marcata di romance, anche se nessuna delle coppie è idilliaca. La storia d’amore di Edith smuove la trama (addirittura è causa di una guerra planetaria) ma è un altro elemento ambiguo. Il rapporto parte sbilanciato, con lei ingenua e lui manipolatore, sta al lettore scoprire se riusciranno a equilibrarsi oppure la coppia si sfascerà.
C’è anche una coppia formata da un’arevana con un essere umano, e apprezzo l’attenzione data ai problemi anatomici/culturali del sesso interspecie. Di solito nei film/libri vanno a letto tutti quanti senza troppi pensieri. Nella realtà, invece, se ci fosse una razza aliena mi aspetterei che non fossimo proprio compatibili.
Il punto di vista di un’arevana, Ramia, fa riflettere su ragionamenti che diamo per assodati, come gli stereotipi di genere (che nel suo pianeta sono rovesciati a favore delle donne), l’ironia o i modi di dire.
Con questa recensione ho finito tutti i sette libri di Maria Carla Mantovani . Quindi è in classifica tra gli autori di cui ho letto più libri in assoluto, assieme a J.K. Rowling e Hajme Kanzaka. Spero di poterne leggere altri prima o poi (e so che ce n’è qualcuno nascosto). Alla prossima!