Marta Duò è riuscita a scrivere un romanzo che trasuda torinesità in tutto, dalle protagoniste che bevono un bicerin, all’esoterismo, alla descrizione minuziosa delle strade. Ma oggi parleremo del legame di questo libro con un altro tema torinese, l’Egitto
Nel corso dell’Ottocento, con la passione per l’archeologia che nasceva in tutta Europa, la città di Torino divenne un centro importante per la ricerca e la collezione di reperti egizi. Il re Carlo Felice di Savoia in persona fu un appassionato di antichità egizie e grazie alla sua collezione personale, nonché al lavoro di numerosi studiosi, nacque il Museo Egizio di Torino
Perla e Agata sono due compagne di scuola che si ritrovano a distanza di quattordici anni. Entrambe vedono oltre la realtà materiale, Perla grazie ai tarocchi mentre Agata grazie ai suoi quadri. L’Egitto è proprio al centro di un quadro di piramidi che Agata sta cercando di completare, utilizzando la polvere di mummia. Questo materiale veniva usato per davvero dai pittori per ottenere un tono di marrone/grigio che è simile al colore della copertina di questo libro.
In 100 pagine molto scorrevoli, Perla approfondirà sempre di più l’amicizia con Agatha e dovrà scoprire il mistero dietro al suo quadro, che sembra quasi un portale verso l’ignoto.