Questo libro soddisfa sia la mia parte più da lettrice che vuole una storia scorrevole e emozionante, sia la mia parte più tecnica che apprezza le storie costruite bene.

Titolo: Project digito Anima
Autore: Marco Chiaravalle
Genere: Science Fantasy

Casa editrice: Idea immagina di essere altro

Recensione

Simone Baum è un programmatore che lavora per il progetto Anamnesis, un software in grado di far superare alle persone i traumi subiti. Ma quando inizia a sognare di essere il detective Liam, incaricato di risolvere l’omicidio di Dahlia, si trova invischiato in una vicenda tra il sogno, il paranormale e la realtà.

Project Digito Anima è un libro che non è facile incasellare in un genere perché ha tutta una serie di commistioni, ma potremmo definirlo uno science fantasy. La parte puramente tecnologica è presente solo in alcuni punti e il cuore della vicenda sarebbe “personaggi che si sfidano a mazzate con poteri paranormali” però il tutto ha una patina onirica, psicologica e mistica che ricorda Matrix e i film di Christopher Nolan.
Da amante dei worldbuilding fantasy ho particolarmente apprezzato la gestione dei poteri dei personaggi. Simone, i suoi amici e i suoi nemici possiedono dei poteri e cercano di sfruttarli in modo intelligente, anche trovando qualche applicazione inaspettata. Il protagonista ricava informazioni dai sogni, in che modo questo può essergli d’aiuto per risolvere i misteri della propria vita? Come sfruttare al meglio quello che può teletrasportarsi? Contando che ogni uso dei superpoteri ha un costo, entra in gioco anche la dinamica di come ottimizzare l’utilizzo dei poteri per evitare di usarli troppo. Un worldbuilding veramente cervellotico che mi è piaciuta un casino.

Anche la parte di “giallo” è molto accurata, con gli indizi sulla vicenda di Dahlia che trovano tutti una spiegazione e un senso alla fine.

Il libro usa la prima persona presente che è il punto di vista immersivo per eccellenza e lo sfrutta al meglio, noi siamo Simone con tutte le sue paranoie e i suoi sentimenti più nascosti. Questa scelta della prima al presente contribuisce anche all’immediatezza e a un ritmo sempre sostenuto.
A un certo punto, forse verso pagina 200, ho avvertito una tensione che di solito c’è alla fine di un libro qualsiasi e mi sono chiesta come avrebbe fatto l’autore a mantenerla, ma ci riesce eccome. Ci sono dei punti in cui Simone e i suoi amici si “riposano” dopo una battaglia e che consentono anche al lettore di respirare, ma questo dura poco e il gruppo riparte sempre alla carica con una nuova sfida.

Da programmatrice avrei preferito qualche donna sviluppatrice nell’azienda informatica di Simone, ma non si può dire che questo libro manchi di presenza femminile. Ho trovato molti personaggi interessanti, soprattutto la Duplicatrice e Penny sono davvero fuori dagli schemi, ma anche la signora Maria con la sua presenza materna dona un senso di dolcezza e sicurezza.
Tanti personaggi minori formano un microcosmo romano molto credibile, a partire dal palazzo in cui vive Simone, una gabbia di matti con dinamiche sociali tossiche che si trascinano da tempo.

Il libro, anche se autoconclusivo, lascia volutamente alcuni quesiti in sospeso che penso verranno ripresi nei prossimi sequel. Li attenderemo con molto piacere.