Oggi parliamo di granchi giganti che trasportano intere città sui loro carapaci e si menano tra loro, comandati dagli esseri umani. A me basterebbe questa descrizione per comprare il libro.

Titolo: Chelabron
Casa editrice : Dark Zone
Genere: fantasy/steampunk
Autore: Titania Blesh

Recensione

In un mondo pieno di fauna gigantesca, l’umanità sopravvive in chelopolis, delle città costruite sul carapace di granchi giganti. Seguiamo le avventure di due protagoniste che hanno una visione opposta della vita.
Niniin vuole essere una cerebrale, dedita al controllo del cervello del granchio, e il suo più grande difetto è la paura, sia vera sia inculcata dai genitori che la ritengono una fifona buona a nulla.
Arenaria è una ranger di un’altra chelopolis e aspira a diventare un’eroina. E’ abituata a gettarsi dal granchio con una fune, con sprezzo del pericolo, ma il suo più grande difetto è proprio affrontare le cose con incoscienza. La domanda sempre presente nel libro è: quali sono le qualità che dovrebbe avere il vero eroe? Quello che analizza tutto o quello che agisce di istinto? Esiste una via di mezzo e quale sarebbe?
Un altro personaggio chiave è Sandros. Uno dei cerebrali più brillanti e giovani della sua epoca, ma sarcastico e saccente, mette i bastoni tra le ruote a Niniin e cerca di farla sentire inadeguata. Ma questa facciata arrogante sarà tutta la verità su di lui? L’ho preferito perché è molto più complesso di quello che sembra.
Le due ragazze dovranno sia tenere a bada Sandros sia risolvere intrighi e sparizioni che minacciano la vita delle chelopolis proprio in un momento cruciale, durante la migrazione dei granchi in cerca di una femmina.

Questo libro è un ottimo esempio di scrittura immersiva. Per scrittura immersiva si intende un insieme di tecniche che hanno lo scopo di far immergere il lettore nella storia, diventando lui/lei stesso il personaggio portatore di punto di vista, con tutte le sue sensazioni, emozioni e modo di ragionare.
E’ nata la leggenda che questo tipo di scrittura sia asettica, ma per chi ha capito davvero come utilizzarla non c’è niente di più sbagliato. Fin dalla prima scena siamo ancorati alla emozione chiave di Niniin, la paura verso il parapetto della chelopolis dove un compagno si sta sporgendo in modo imprudente, paura che la accompagnerà nel corso del libro e che ha una precisa ragione. Inoltre le due narratrici comunicano solo le informazioni che per loro sono importanti e non scontate. Ad esempio la chelopolis di Arenaria è abitata da persone dalla pelle nera, mentre quella di Ninin dalla pelle scura e con gli occhi a mandorla. Sappiamo all’inizio da entrambe le narratrici che le popolazioni sono scure, ma le osservazioni sul colore della pelle preciso avvengono quando le due civiltà entrano in contatto, perché per ciascuna narratrice è normale che le persone siano fatte in un certo modo mentre sono “strani” gli altri.

Il worldbuilding è interessante perché parte da una premessa surreale (come diavolo fanno a campare popolazioni intere su quei granchi?) ma la rende convincente perché, attraverso le azioni dei personaggi, apprendiamo i meccanismi di sopravvivenza sviluppati negli anni da tre chelopolis diverse (con tre gradi di evoluzione diversa!) e spiegazioni scientifiche vengono infilate nei discorsi senza spiegoni (io non so niente di neuroni e granchi ma dopo due parole strane ho deciso che mi fido).

Particolare attenzione è stata posta contro gli stereotipi di genere, creando un’ambientazione dove non esistono. Nella chelopolis ci sono vari ruoli (ranger, cerebrale, soldato) e vengono ricoperti da entrambi i sessi indifferentemente. Anche la composizione del cast dei personaggi principali è equilibrata.

Non ho problemi particolari da segnalare, a parte che il libro poteva avere qualche pagina in meno, ma non è mai prolisso, le pagine “in più” che non portano avanti la storia sono state spese per esplorare l’ambientazione e questo per me va benissimo.

Per i lettori più attenti, è anche presente un sottotesto naturalistico. I personaggi sono sempre in bilico tra le decisioni di rispettare la volontà del granchio e adattarsi a esso oppure di forzarlo a fare ciò di cui gli umani hanno bisogno. La scelta di forzare il granchio spesso lo danneggia e potrebbe portare alla distruzione della chelopolis. Ricorda molto il nostro rapporto col pianeta Terra, dobbiamo continuare a sfruttarlo e autodistruggerci oppure possiamo imparare a convinvere con esso?