Per la mia tappa del blog tour di “Il Sommo Incantatore” parliamo di Tecniche e Stile di Scrittura.
Mi è piaciuto molto lo stile e la struttura di questo libro, e visto che sia io che Francesco Zamboni siamo appassionati di narratologia e dello stile immersivo, ho pensato di fargli qualche domanda un po’ tecnica. Alcuni passi potrebbero essere un po’ criptici per chi non conosce la terminologia, per cui ho inserito qualche link qua e là (sia mai che converto alla secchionaggine qualcun altro xD)
1. Quale è stato il tuo percorso di studi per quanto riguarda la scrittura?
Innanzitutto grazie mille per l’ospitalità e la possibilità di intervenire! Per quanto riguarda la scrittura, devo dire che si è trattato di un percorso che è andato di pari passo con quello dell’editoria in generale. Da lettore accanito, in particolare di libri fantasy e fumetti, dopo la laurea in Lettere ho subito scelto di iscrivermi nello stesso periodo sia a un corso di scrittura creativa (“Il piacere della Scrittura” dell’Università Cattolica di Milano) che al Master in Editoria a Pavia per approfondire anche tutte quelle professioni editoriali che esulano dall’atto creativo in sé. Mi ero già cimentato in passato nella scrittura, ma l’aver frequentato quel corso mi ha dato la possibilità di incontrare le persone giuste che mi hanno “instradato” nel modo corretto. A questo proposito, non mi stancherò mai di ripetere che gli insegnamenti migliori in ambito di scrittura sono arrivati da chi mi ha quotidianamente messo di fronte agli errori e alle ingenuità stilistiche e strutturali che commettevo ai tempi, e che la quasi totalità degli autori alle prime armi commette.
2. Dalla tua bio vedo che sei un editor, sei riuscito anche a essere editor di te stesso? Qual è stato l’editor esterno di questo romanzo?
Editor di me stesso assolutamente no, ed è una cosa che sconsiglio anche solo di provare a chiunque. In generale, l’autore è troppo “allacciato” emotivamente con il proprio testo e non riuscirà mai a leggerlo con il giusto distacco e senso critico. Chiaro, se si possiedono buone basi di narratologia le si può mettere in pratica a priori, ed è verosimile (ma non scontato…) che il testo dopo la prima stesura possa avere meno criticità di altri, ma c’è sempre bisogno di tanti pareri esterni, e per certo del parere di almeno un professionista se si vuole portare un prodotto di qualità al proprio pubblico. Nel mio caso, così come per la maggior parte dei libri DZ Edizioni, l’editing de “Il sommo incantatore” è stato fatto da Stefano Mancini, che oltre che un bravissimo scrittore è anche un grande professionista con il quale è stato davvero molto piacevole lavorare. Approfitto per ringraziarlo anche qui.
3. Qual è la tua tecnica di scrittura preferita? E se ci puoi dare un estratto in cui questa è applicata.
Se parliamo dello stile, cerco il più possibile di ricorrere a uno stile immersivo, in cui il punto di vista della narrazione coincide con quello del protagonista e il famoso “show, don’t tell” è la regola aurea. Trovo che un narratore all’apparenza “invisibile” aiuti il lettore nell’immedesimazione con il personaggio, i cui pensieri e le cui considerazioni sono disciolti nel testo. Il lettore potrà anche non essere d’accordo con la condotta del personaggio, ma lo sentirà più “vivo” e potrà capire le sue scelte con più facilità.
Per quanto riguarda le “tecniche”, una cosa che mi piace molto fare è mischiare dialogo e azione nelle stesse righe, portando al lettore anche informazioni importanti ma senza calare tutto questo in una scena statica. Trovo che questo tipo di tecnica si adatti bene, a patto di non abusarne, per un testo come “Il sommo incantatore”, che mira a tenere il ritmo sempre molto alto. Qui di seguito trovi un estratto (parte della scena di un allenamento del protagonista) dove ho scelto di seguire una logica di questo tipo:
Sylenio schivò l’ultimo dardo luminoso e tornò all’attacco. «Non dico che Shurya abbia cattive intenzioni. Ma se noi abbiamo dei segreti, è molto probabile che anche i maghi ne abbiano. Da secoli, l’arte dell’incanto è tramandata solo fra i nativi di Nidlun, e così dovrà continuare a essere. Bisogna stare molto attenti quando si ha a che fare con la magia, perché questa è qualcosa di… innaturale.»
«Innaturale?» Joras incassò il secondo colpo di Sylenio. La spalla iniziò a pulsare, ma ignorò il dolore. «E tu come fai a saperlo?»
«Ho già conosciuto dei maghi.» Sylenio avanzò, pronto ad attaccare ancora. Le venature rosse sul suo corpo si fecero più accese. «Se gli incanti derivano dall’energia del corpo e dal suo flusso, la magia nasce dalla mente. E una mente, come tu sai, può spingersi ben oltre i limiti rappresentati dal corpo.»
Joras schivò e contrattaccò alla cieca. Dannazione, Sylenio lo stava mettendo alle strette. «Vuoi dire che un mago può superare in abilità un incantatore?»
«Quello che voglio dire» Sylenio temporeggiò, dandogli il tempo di riorganizzare la sua difesa. «È che una mente addestrata può valicare barriere all’apparenza insormontabili. Il fascino esercitato da una mente è ben superiore a quello esercitato da un corpo, sia nelle sue accezioni positive che in quelle negative. Un corpo può piegarti con la forza, ma una mente può renderti schiavo senza che tu nemmeno te ne accorga.»
Per prima cosa ho definito worldbuilding e sistema magico. Una volta fatto quello mi sono concentrato sul protagonista e sul suo possibile arco di evoluzione nel corso della trama in relazione al tema che volevo affrontare. Definire il conflitto interiore del protagonista e quello che in gergo è il suo cosiddetto “difetto fatale” ha spianato poi la strada per costruirci attorno una storia vera e propria. Da qui poi sono arrivate le idee per i personaggi secondari. Tutto questo prima di scrivere una sola riga di romanzo. Il passo successivo è stato quello di creare una scaletta dei capitoli con i macro-avvenimenti, e solo dopo questo ho iniziato a scrivere. Quindi sì, direi che sono un inguaribile pianificatore. Detto questo, pianificare tutto a priori non significa che in corso di scrittura alcuni sviluppi possano seguire strade inaspettate, è proprio questo il bello della scrittura: a volte i personaggi ti prendono per mano e capisci davvero qual è il giusto corso che devono seguire gli eventi.Nota di Andre – link per approfondire:Il difetto fatale
Direi che entrambi i tipi di struttura che hai citato siano compatibili con quella de “Il sommo incantatore”. Sono tutte e due tipologie strutturali che chi scrive narrativa d’intrattenimento dovrebbe conoscere, ma questo non significa seguirle in modo pedissequo. Per fare un esempio, nell’arco di trasformazione del personaggio il cosiddetto “terzo atto” non deve per forza di cose arrivare al 75% del romanzo, può arrivare prima come può arrivare dopo (tra l’altro è proprio il caso de “ Il Sommo Incantatore”, ma non vi dirò altro a riguardo per evitare anche solo l’ombra di uno spoiler XD ).Nota di Andre – link per approfondire:Il Viaggio dell’eroeArco di trasformazione del personaggio
6. L’arco di evoluzione di Joras mi pare già quasi completo. Al di là della potenza magica, in cosa il protagonista deve ancora migliorare? In quanti libri svilupperai la sua storia?
A questa domanda mi riesce molto difficile rispondere senza fare riferimento a un avvenimento molto importante che accade nel primo volume, e sappiamo benissimo che come appena detto gli spoiler sono banditi. Quello che si può dire è che Joras nel corso del primo libro ha dovuto fare i conti con il suo carattere difficile, ma soprattutto che ha dovuto imparare a fare affidamento sugli altri. Indubbiamente lo Joras di fine romanzo è “cresciuto” rispetto a quello dei primi capitoli, e potrebbe sembrare che il suo arco sia completo. E per certi versi lo è… ma c’è senza ombra di dubbio un nuovo arco di evoluzione che lo attende. Non dimentichiamoci che Joras ha solo diciassette anni, e che per quanto abbia vissuto vicende di certo straordinarie, ha ancora davanti tante altre sfide, sfide che non saranno solo con altre future minacce, ma anche sfide con se stesso, con i suoi nuovi conflitti interiori, che poi sono quelli che danno il vero sapore a una trama, che danno quella tridimensionalità.
Per quanto riguarda i libri, “Il sommo incantatore” sarà una trilogia, e posso anticipare che nel secondo volume il protagonista non sarà più Joras da solo, ma che la scena sarà divisa con un nuovo personaggio femminile tostissimo!
Grazie Francesco per quest’intervista. Vi incuriosiscono i concetti espressi? Avete qualche dubbio? Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti qui o su facebook.
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